i Murales Lu circene (il cerchio)
Salvo Caramagno 2002
Lu circn era il cerchio, di solito quello delle biciclette che, grazie alla sua scanalatura esterna, si prestava a essere guidato con un pezzo di canna (oltre che con un piccolo arnese di ferro a uncino) in spericolate corse di velocità e abilità.
Ad Azzinano le automobili erano pochissime, con i lavori alle centrali idroelettriche della Terni molti si comprarono la bicicletta, qualcuno, un po’ più in là, il “Motom” o le prime Vespe o lambrette uscite nell’immediato dopo guerra. la bicicletta più usata era quella da uomo, quella con la canna in mezzo per intenderci, molto comoda per trasportarci cose o per dare, all’occorrenza, il passaggio a una seconda persona. Un lusso era la bicicletta col cambio. Sulle nostre strade bianche piene di sassi e di buchi camere d’aria e cerchioni avevano vita breve. Bisognava viaggiare sempre con tip top, carta vetrata e mastice, per le riparazioni quando se sbuscieve. Comunque grazie al diffondersi delle biciclette anche ad Azzinano cominciarono ad essere usati nei nostri giochi i primi cerchi di alluminio che ben presto sostituirono quelli di legno o di ferro derivati dalle vecchie botti. Dalle camere d’aria e dai copertoni si ricavano gli elastici e le toppe per la frizze; i fili d’acciaio che ci servivano per fare li scaricaiule, le trappole per uccelli. Correre con il cerchione delle biciclette, cui avevamo tolto i raggi, era uno dei nostri giochi preferiti. Aveva la scanalatura esterna attraverso la quale usando semplicemente un pezzo di canna si poteva spingerlo, guidarlo o, passando la canna sopra, frenarlo. C’era anche chi usava una bacchetta di ferro piegata a un’estremità a forma di U, la ngicca, con la quale si poteva spingere o frenare il cerchio semplicemente girandola da un lato all’altro. Con i cerchi facevamo lunghe scorribande a ruota libera sul Campo e per le vie del paese, o gare di abilità, inserendo anche degli ostacoli lungo il percorso o tenendo il cerchio al massimo dell’inclinazione, senza farlo cadere. C’era poi una corsa all’indietro del cerchio, meno solita, ma più difficile. Il giocatore doveva lanciare il cerchio in avanti imprimendogli con la mano un energico movimento di ritorno che gli permettesse, raggiunta la distanza voluta, di tornare indietro. Vinceva chi, avendolo mandato più lontano di altri, riusciva a recuperare il cerchio senza che si fermasse o cadesse durante la traiettoria inversa.