A sandrine

i Muralesa Sandrine

Damiano Valbusa 2002

Si giocava in molti ed era un gioco combattuto. Ci servivano tanti mattoni, ciascuno a identificare un proprietario, e tante schiazze, cioè pietre piatte o pezzi di coppi, quanti erano i giocatori. I mattoni venivano messi in fila e in piedi, dietro ogni mattone, in una piccola buca, ciascuno metteva il suo pegno. Allineati i mattoni, si lanciavano le schiazze per stabilire l’ordine e la posizione di tiro. Chi arrivava più lontano aveva lo svantaggio della distanza, ma acquisiva il diritto a giocare per primo: tre passi e via… doveva buttare giù un sandrine per prendere il pegno collegato. Subito dopo tirava il secondo, e via di seguito fino al più vicino. Il proprietario del mattone colpito veniva eliminato. Finito il giro si ricominciava daccapo tra i giocatori superstiti.