i Murales A bbttune e testa o croce (a bottoni)
Franco Mora 2009
Li bettune, i bottoni erano il nostro materiale di scambio e di gioco, un po’ come li pallatte de vetrie, le biglie. I più ambiti erano quelli dei cappotti, i più grandi con quattro buchi, poi c’erano quelli dei pantaloni, delle tasche di dietro e della brachetta, e infine quelli delle camicie, di solito bianchi e piccoli, i meno de- siderati. C’erano poi quelli dorati, a rilievo, con un’asola sola, come quelle delle giacche dei comandanti di marina. non so da dove uscivano, ma ogni tanto ce ne capitava in mano qualcuno. era il non plus ultra delle nostre attese nel settore. Ogni bottone aveva un valore. I primi valevano quattro, i secondi due, i terzi uno. Il che voleva dire che se io scambiavo un bottone grande mi dovevano dare in cambio due bottoni medi o quattro piccoli. Procurarseli non era facile. Gli indumenti che li avevano, come tutti gli altri, dovevano durare fino all’ultimo rammendo, per cui se ne buttavano pochi; non solo, quasi sempre venivano recuperati insieme alla stoffa che spesso serviva per fare li papune, antiche scarpe di stoffa, o fasce per gli stivali dei paesani che lavoravano nelle gallerie della Terni. Però qualche sistema c’era… ne sanno qualcosa quei paesani che quando andavano a mettersi i pantaloni lavati e stesi ad asciugare sul Campo si accorgevano che non c’era rimasto un solo bottone, oppure nonni, zii e anche genitori che ai primi freddi invernali erano costretti a uscire stringendosi bene con le braccia davanti nei loro giacconi o cappotti rimasti anche loro senza un solo bottone, se non volevano prendersi un malanno. Già tutti persi, barattati e impossibile da riportare indietro nonostante rimproveri e schiaffatune. Qualche volta ci veniva incontro compare Cesare, lu sartore, e anche Algisa che ce li vendeva a prezzo inferiore a quello che faceva ai grandi. Il gioco poteva essere semplice o contemplare varie fasi. Lu juche ’nche li bettune consisteva nel lanciare i bottoni alla base del muro o, se fatto in campo aperto, su una linea tracciata a terra. Vinceva chi si avvicinava di più. Ma questa era una soluzione troppo brusca e faceva terminare il gioco in tempi brevi con un unico vincitore che si prendeva tutto. Spesso era invece la prima fase del “Testa o croce”. In questo caso i bottoni venivano lanciati per aria mentre chi era risultato primo alla gara precedente gridava o testa o croce. Caduti a terra si prendevano i bottoni corrispondenti alla scelta fatta. Raccolti quelli rimasti si ripeteva l’operazione col secondo candidato. Per gli ultimi spesso non c’era più niente.