i Murales Papà Girolamo
Damiano Valbusa 2007
Per prima cosa si tracciava per terra un cerchio, che simboleggiava una casa, un rifugio. Da qui usciva Papà Girolamo alla conquista dei partecipanti, saltellando su un piede e armato di perocche, con la quale cercava di colpirli per farli suoi figli.
Era facile durante il gioco udire frasi come queste: “Mo’ esce papà Girolamo”, “Mo’ esce il primo figlio di papà Girolamo”, “Mo’ escono tutti i figli di papà Girolamo”, “Mo’ esce papà Girolamo con tutti i figli suoi”. Nel gioco, Papà Girolamo e i suoi figli uscivano per procurare alla loro famiglia altri figli. Perché gli piacevano le famiglie numerose. La casa era un cerchio tracciato per terra e papà Girolamo vi stava dentro brandendo la perocche, un fazzolettone attorcigliato e annodato in modo da assomigliare ad una clava morbida ma efficace nel colpire. Ne erano provvisti anche tutti gli altri giocatori che restavano fuori dal cerchio. Scopo del gioco era che molti o tutti diventassero figli di papà Girolamo, il quale li conquistava colpendoli con la perocche. Per fare questo doveva uscire dal cerchio, saltellando su un piede solo. Chi veniva colpito diventava suo figlio. Nessuno poteva colpire lui fino a quando non acquisiva un figlio o non toccava terra anche con l’altro piede. In questi casi doveva battere in rapida ritirata dentro il cerchio per evitare di essere colpito a sua volta da tutti i partecipanti al gioco. Il gioco proseguiva con l’obbligo di annunciare le sue strategie: “Mo’ esce il primo figlio di papà Girolamo” oppure “Mo’ esce papà Girolamo con tutti i suoi figli” e, appena fuori del cerchio, giù mazzate con la perocche, fino a quando anche l’ultimo degli esterni veniva colpito e diventava della famiglia.