Lu carritt (il carretto)

i Murales Lu carritt (il carretto)

Damiano Valbusa 2006

Al di fuori dei giocattoli che avevano una certa attinenza con la guerra, uno di quelli più desiderati era lu carrette, antesignano delle automobiline a batteria adoperate dai bambini oggi. era il fascino delle quattro ruote che già si faceva sentire allora, alimentato nella nostra vallata dal mito di Berardo Taraschi, nato a Tossicia, che fu il campionissimo di tante gare motociclistiche prima e automobilistiche dopo la seconda 45
guerra mondiale. Il carretto era costituito da un piano di legno squadrato che fungeva da sedile per una o due persone, con due ruote fisse dietro e un asse mobile davanti che funzionava da sterzo azionato con i piedi. lanciato in discesa o spinto da un altro compagno che poi saliva velocemente a bordo, raggiungeva una velocità che poteva costituire un sicuro pericolo. Per frenare si usavano i talloni premuti sul terreno o la parte laterale delle scarpe appoggiate con forza contro la parte interna delle ruote anteriori. Privi di cinture, airbag, abs, caschi, ecc… per un minimo di sicurezza il sistema di frenata venne ammodernato con l’inserimento di due leve laterali che, azionate con un sapiente dosaggio di pressione sul terreno, fungevano da freno o addirittura aiutavano a curvare. Come per il monopattino le ruote erano di legno; ad Azzinano non c’era l’asfalto, arrivato nel 1972, per cui i cuscinetti a sfera, a parte la difficoltà di reperimento, erano inutilizzabili perché tra polvere e sassolini si ingrippavano subito. Qualcuno provò a correre giù al Bivio dove passava la statale asfaltata dal 1955. La prima volta, e fu anche l’ultima, erano in tre. Appena arrivati al primo lembo liscio di strada, si scatenarono in una corsa sfrenata. Tra i rumori dei cuscinetti e gli schia- mazzi della concitazione, un cane, un pastore abruzzese di una casa vicina, ruppe la catena e si mise al loro inseguimento. Del gruppo faceva parte anche Giuseppe che lo aveva seguito col suo monopattino. Zoppo dalla nascita e con difficoltà da sempre a muoversi veloce, nella contingenza scoprì invece una vera vocazione alla velocità piazzandosi, con spinte sempre più energiche, proporzionate all’incalzare del cane, in testa alla fila.