i Murales Caccia ai grilli
Amedeo Marchetti 2007
La cattura avveniva tagliando loro la ritirata con una lama piantata di traverso nel terreno o allagando la tana per costringerli a uscire per non affogare.
“Il campo di Azzinano era pieno di nidi di grilli. La sera, la notte, ci sdraiavamo supini sull’erba e, nei pochi momenti in cui riuscivamo a stare zitti, ci godevamo il loro canto, insieme allo spettacolo meraviglioso del cielo stellato. Di giorno però ogni poetica intenzione si dissolveva col primo sole. I grilli avevano le loro tane in piccole buche scavate di traverso rispetto al piano del terreno, con una bella uscita arrotondata e ben mimetizzata in mezzo all’erba, ma non abbastanza da sfuggire ai nostri sguardi sadici e allenati. Catturarli per noi era un divertimento, poi li lasciavamo anche andare, ma la cattura era veramente atroce. I cari animaletti erano un po’ come le cicale, durante il giorno si mettevano in cima all’uscita della loro tana dove prendevano il sole. Si rintanavano solo quando noi ci avvicinavamo troppo. Se poi l’avvicinamento, anche se molto cauto, continuava, si rintanavano nel fondo della tana, dove prenderli era praticamente impossibile. Ma con l’esperienza avevamo affinato due sistemi che non lasciavano scampo. Il primo ingegnoso, il secondo decisamente vigliacco. In pratica attaccavamo il nemico alle spalle, scendendo verso il nido e non salendo di fronte ad esso. Il grillo così si accorgeva della nostra presenza solo alla fine e come faceva dietro front per rintanarsi nel fondo del cunicolo noi, con un colpo netto, conficcavamo un coltello tra l’imbocco della tana e qualche centimetro più all’interno, precludendogli con la lama piantata di traverso ogni tentativo di ritirata. Se però era stato lo stesso più veloce di noi passavamo al secondo metodo: pisciavamo dentro la tana ed il poveretto dopo un po’ era costretto ad uscire se non voleva affogare”.